SARDEGNA, COME PREPARARE LE SEADAS
E’ uno dei piatti tipici della tradizione della nostra Sardegna, uno dei più amati e apprezzati, per la sua bontà e per il suo sapore unico e inimitabile.
Le Seadas sono le regine della cucina sarda. Famose in tutto il mondo, per il modo in cui la dolcezza del miele viene magistralmente abbinata al pecorino. Volete imparare a prepararle? Oggi vi spieghiamo come fare.
Si dice che il nome “Seadas” deriva dalla parola “seu”, un grasso animale che veniva usato per fabbricare candele, la cui lucentezza ricorda appunto quella che questi dolci hanno quando sono cosparsi di miele e zucchero. Ecco la ricetta.
INGREDIENTI (per 8 persone)
- 90 g di semola fina di grano duro, 85 ml d’acqua, sale q.b., buccia di limone grattugiata, miele q.b. (meglio se di arancio), 280 g di Pecorino fresco acidulo, 150 gr di farina 00, 60 gr di strutto
PREPARAZIONE
Mettere in un recipiente le due farine insieme. Aggiungere lo strutto, l’acqua a filo e un po’ di sale. Lavorare l’impasto con le punte delle mani e continuate ad impastare, fino a rendere l’impasto liscio e ben compatto., copritelo con la pellicola e mettere a riposare in frigorifero per 20 minuti circa. Aggiungere in una tazza il pecorino dolce, grattugiare sopra la scorza di limone e mescolare. Togliere il panetto dal frigo e stendere la pasta di forma rettangolare con uno spessore di circa né troppo sottile né troppo grosso (8). A questo punto millimetri, mettere al centro della sfoglia i tre cucchiai di pecorino, già mescolati con la scorza di limone. Con una formina a bordi ricci di circa 10 centimetri di diametro, tagliate la pasta per fare numerose basi e – come detto – riempitele con l’impasto di formaggio che avete preparato. Fatto questo, chiudete le basi mettendo sopra altre basi uguali. Mettere le vostre Seadas in un piatto con semola . Scaldare in una padella l’olio per friggere e immergetele ad una ad una. Togliere quando saranno ben dorate. Una volta fritte dovete cospargerle con miele e zucchero.
Se volete vedere un video sulla preparazione delle Seadas CLICCATE QUI
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Scusate, ma se delle sebadas non sapete quasi niente, perché pubblicare una pessima ricetta? Nemmeno una mezza ricetta! Intanto la pasta che ricopre il ripieno va fatta assolutamente senza uova. Poi non avete fatto il minimo cenno a come viene fatto il ripieno. Dire che si mette il pecorino non vuol dire niente! Qualcuno che conosce la ricetta tanto quanto voi (cioè niente) potrebbe essere tentato di gratuggiare pecorino stagionato! Avete mai sentito parlare di “casu urriàu o furriàu”? Io penso di no. Sapete che il procedimento prevede anche l’uso della semola? Io sono sicuro di no.
Caro Marcello, ma almeno la ricetta l’ha letta? 🙂
Sicuramente la ricetta è sbagliata non ci vanno le uova e tantomeno la semola. Ripieno formaggio fresco. Acidulato
In effetti Marcello ha perfettamente ragione…. Quella sopra e’ una ricetta ampiamente rivisitata….. La pasta non ha uova, il pecorino deve essere senza sale in fase di fermentazione al punto che possa fondere…. Viene aggiunta la scorza del limone e volendo anche dell’arancia. Una spolverata di semola per far sì che il formaggio non scappi. Una volta fuso il formaggio viene bagnato col succo di limone e steso su un piano. Quindi si divide in cerchi che andranno a finire in mezzo alla pasta…..
anche nella ricetta di mia madre non ci vanno le uova
Ha ragione Marcello avete toppato alla grande sulla seadas
Se ho letto la ricetta?? Beh, il mio commento sarebbe stranamente articolato se non avessi letto la ricetta! La riprova sono gli altri commenti che seguono. .
Bravo Marcello… questa ricetta per le seadas mi ricorda tanto mio padre, quando mi insegnava a fare la crema pasticcera, avvertendomi pero che se amici o parenti mi chiedevano la ricetta dovevo rispondere, “Con aglio, prezzemolo e cipolla”!! 🙂
CONCORDO CON TE MARCELLO MORO TUTTO VERO CIO’ CHE HAI DETTO …..CERTA GENTE SCRIVE RICETTE COME TRADIZIONE SARDA,MA DAVVERO NON SANNO DI CHE PARLANO!
Mi spiace per chi ha scritto il procedimento per la preparazione delle sevadad ma non sa un emerita mazza di come devono essere fatte. E sappiate che la seada in bardagia era ed è un pasto non un dolce….
Anche se al giorno d’oggi viene usata così in particolare nella ristorazione…
Non si usa assolutamente nessun uovo. Il formaggio va scelto in maniera accurata, e lascito all’aria per due giorni perche deve inacidire in pochino, altrimenti non va assolutamente bene. Il formaggio non si grattugia, ma si deve usare uno passapomodoro, di quelli a mano, di una volta, avendo cura di tagliare prima il formaggio in piccoli pezzi. Mettere abbondante buccia di limone grattugiando solo il giallo. Alcune donne esperte usano il rosso d’uovo per “aggiustare” la densità del ripieno …
Sicuramente ci sono diversi procedimenti, ma alcuni passaggi sono fondamentali per ottenere le “vere” sebadas. Per esempio, io non lascerei il formaggio semplicemente all’aria, ma va tenuto coperto ma in un luogo abbastanza caldo fino a che inacidisce e diventa filante alla cottura. Mamma non ha mai usato un passapomodoro: semplicemente tagliandolo a pezzi piccoli, si mette in una casseruola di grandi dimensione dove si fa scaldare fino a farlo fondere. Si aggiunge gradualmente semola quanto basta a farlo “legare” senza che perda la caratteristica filante. Quindi si aggiunge scorza di limone grattugiata e un pizzico di sale. E niente uova.
forse ci sono ricette diverse.. anche in quella di mia madre nn ci vanno le uova…
Ammirevole il tentativo di standardizzare la seadas ma la ricetta in particolare nella parte che descrive il ripieno è totalmente sbagliata e se si segue una procedura simile al massimo fate un sofficino agli agrumi non una seadas
Chi mette le uova e chi no. Chi dice che ci vuole la semola e chi no. Chi dice che il formaggio va preparato in un modo e chi in un altro. Come vedete, cari amici, ci sono ricette diverse per la preparazione di queste delizie. Chi avrà ragione? 🙂
I Barbaricini hanno ragione…la ricetta è loro!
E’ vero che ci sono alcune varianti, ma alcuni passaggi sono fondamentali per avere una buona sebada. La lavorazione del formaggio, in particolare, distingue una sebada da una qualsiasi pasta ripiena al formaggio. Il formaggio fa fuso, si aggiunge la semola e, volendo (questa è una variante facoltativa) la scorza di limone. Quindi l’impasto ancora caldo si stende sulla spianatoia a formare una sorta di spianata delle dimensioni desiderate (quelle di mamma e di mia suocera, e in generale al mio paese, hanno le dimensioni di un piatto) e una volta raffreddate si ricoprono con la pasta. Anche per questa, per esempio, c’è un “segreto”: deve essere fatta con l’aggiunta di strutto, che conferisce friabilità durante la frittura.
Che poi con su seu si facessero le candele 🙂 . Ricetta totalmente inattendibile. Il cuore della ricetta è il formaggio fresco senza sale e acidulo… Che richiede una preparazione apposita . In antico i poveri friggevano anche con l’olio di lentisco . Chi aveva il maiale e non olio d’oliva con s’ozu seu conservato nella vescica del maiale .Toppato alla grande..
Nell’impasto non si mettono le uova.. si usa la semola e lo strutto… e basta…
E il formaggio per il ripieno è un formaggio a pasta filata.. tipo caciocavallo….
mi spiace ma non è la ricetta corretta
Prima de pubblicare certas tontesas ci deppi pensai PROsuBENIdeTOTTU sas traditzione Sardas e de Sa Sardigna = Sardigna NO ESTE italia ki si pode permiti de iscriere cosas ki no stainti ne in celu e ne interra.
Custa porkeria anda BOGADA. Custa no este una ricetta ki rispetta sa tradizione.
Ma alla fine si può conoscere in maniera completa ed esaustiva questa benedetta vera ricetta per fare queste seadas??? Grazie per la/le risposte
Il segreto di una buona seada è la preparazione e la scelta del formaggio.
Quando è possibile si usi pecorino fresco di 3-4 giorni,lo si ponga in una pentola con pchissima acqua e lo si faccia sciogliere mescolando semola a pioggia fino ad ottenere un impasto filante. Si dia la forma di rondelle appiattite di circa 10 -13 cm di diametro e le si faccia raffreddare sotto un panno. Nella pasta nessun uovo.
Questa ricetta rispetta la tradizione , (70 anni fa le vedevo fare da mia madre).
Pecorino fresco di 1 o 2 giorni, che si deve fare inacidire leggermente tenendolo vicino a una fonte di calore: è pronto quando, cuocendolo anche sulla fiamma viva, diventa filante. Più lungo è il filamento, meglio è. Quindi si taglia in piccole fette che si mettono in una casseruola capiente per farlo fondere, aggiungendo semola quanto basta per dare una certa consistenza e lavorabilità all’impasto. A piacere si può aggiungere (ve lo consiglio vivamente, perché il sapore diventa spettacolare) della scorza di limone grattugiato (solo il giallo). Stendere l’impasto ancora caldo in dischi della dimensione voluta e dello spessore di circa mezzo centimetro (a s’antica si facevano di dimensione pari a quelle di un piatto piano). Una volta fredde vanno ricoperte con la sfoglia di semola di grano duro, impastata con solo acqua e con l’aggiunta dello strutto che la rende friabile. La sfoglia deve essere abbastanza spessa da non rompersi facilmente, ma abbastanza sottile da renderla leggera e friabile: solo con l’esperienza si troverà il giusto spessore. La sebada ben fatta, immersa nell’olio bollente si rigonfierà leggermente: va girata una volta soltanto con molta cura perché non deve assolutamente rompersi. Condire a secondo dei gusti con miele oppure zucchero.