STORIE DI SARDEGNA: CONOSCETE LA LEGGENDA DELLA “MOSCA CHE MACELLA”? LEGGETELA QUI!
Per le storie della nostra Isola, oggi parliamo della “Musca Macedda” (Maghedda e Mahkedda in logudorese e nuorese), che significa “la mosca che macella”. Si tratta di una leggenda diffusa in tutta la Sardegna con diverse varianti che riguardano sopratutto le dimensioni e l’aspetto.
Alcuni dicono che abbia le apparenze e le dimensioni di un tafano, altri che si tratti di una mosca enorme (grande come la testa di un bue) generalmente munita di un pungiglione velenoso, di ali potenti, il cui ronzio viene udito da molto lontano. E’ descritto come un animale subdolo, che spesso si nasconde in un tesoro, del quale si fa custode, in attesa di qualcuno che lo risvegli.
Ci sono varie leggende che riguardano questo minaccioso essere, una di queste è ambientata nel territorio di Siurgus Donigala (Trexenta). Ebbene, si narra che il nuraghe Erra un tempo fosse abitato da una orrenda “musca macedda”, la quale, essendo dotata di poteri magici, un giorno si trasformò in un’ammaliante fanciulla. Un contadino che passava da quelle parti, con due buoi, la vide e rimase abbagliato dalla sua bellezza. La giovane lo invitò ad entrare nella sua casa e l’uomo immediatamente accettò. Entrato nel nuraghe, vide una gran quantità gioielli e oggetti preziosi: capì che c’era qualcosa di oscuro, ma cercò di non farlo capire alla donna. Ella gli disse di scegliere uno dei tanti beni come regalo, simbolo della sua ospitalità.
Il contadino, con gran stupore della fanciulla, scelse due campane in bronzo, di modesto valore rispetto a tutte le preziosità lì presenti. L’uomo le chiese di attenderlo qualche minuto: il tempo di appendere le campanelle ai suoi buoi e sarebbe tornato. La donna acconsentì; ma il contadino, una volta fuori dalla dimora, ostruì l’ingresso con un gran masso e scappò verso il suo paese. Da allora, grazie all’audacia e alla furbizia dell’uomo la “musca macedda” è rimasta intrappolata e non si è più vista.
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