CONOSCETE LA TRISTE STORIA DEL FANTASMA DI PIAZZA ROSARIO A SASSARI? OGGI VE LA RACCONTIAMO NOI
Continuiamo i nostri racconti delle storie e delle leggende della Sardegna, andando oggi a parlare di un’antica e triste storia ambientata nella Sassari dell’ottocento. La città dei Candelieri possiede anche un lato oscuro, che in tanti non conoscono, nel suo centro storico, dove si aggirerebbe il fantasma di don Michele.
Ma partiamo dall’inizio. Nella seconda metà del milleottocento, in un palazzo di piazza Rosario, tuttora esistente, a Sassari, abitava una nobile famiglia di origine castigliana: i Quesada. Questi avevano una bellissima figlia di nome Minnìa (Juanna Marìa). Di lei si innamorò un giovane ed impetuoso nobile, don Michele Delitala di Nulvi. Anche la giovane era innamorata del suo pretendente, al punto che il cavaliere più di una volta chiese la mano di Minnìa, ma i signori Quesada non approvavano l’unione, forse per la differenza di età (lei aveva 9 anni e lui 32) o, più probabile, perché i genitori auspicavano un matrimonio più conveniente per la loro giovane figlia.
In un giorno d’estate, esasperato dai rifiuti dei genitori dell’amata e in preda alla follia, don Michele si recò al portone della palazzina, armato di tutto punto. Fu donna Peppica Escada, la madre di Minnìa, ad aprire; il giovane, non appena se la trovò dinnanzi estrasse la pistola dalla giacca per vendicarsi. Quando Minnia udì la voce del giovane e lo scambio di dure parole con sua madre si precipitò fino all’ingresso, giungendo proprio nel momento in cui Michele sparava su sua madre. La fanciulla si gettò su donna Peppica facendole scudo con il suo corpo. Un proiettile la colpì in pieno petto, ella cadde a terra e dopo qualche giorno morì.
Il giovane, resosi conto di aver brutalmente ferito la sua amata, completamente vinto dalla pazzia, si fece ancora più furioso e si avventò con la sciabola contro la madre e una domestica, accorsa in soccorso. Le urla e il rumore giunsero anche al padrone di casa, che si trovava al piano di sopra. Precipitatosi al piano terra, don Antonio Quesada fu raggiunto dal resto dei proiettili. Fu una carneficina. Michele cercò di suicidarsi con l’ultima arma non ancora adoperata: il suo pugnale spagnolo. Destino volle che egli non riuscisse nel suo intento e venne così arrestato dai gendarmi accorsi in piazza Rosario e successivamente impiccato.
Dopo la morte del cavaliere, il suo fantasma ha iniziato a far parte delle leggendarie manifestazioni paranormali avvistate nel centro storico; si narra che il suo spirito, in lacrime, sia apparso nel corso di tre secoli sulla soglia di quella casa, meglio conosciuta, a causa di questa tragica storia, come “casa dei fantasmi”.
Una triste storia, purtroppo vera, che rappresenta anche una delle prime vicende di cronaca nera a cui i giornali sardi dell’epoca diedero risalto. La parte della storia tramutatasi in leggenda, narra che il fantasma del giovane torni ancora di fronte alla palazzina della famiglia Quesada in piazza Rosario a Sassari, a chiedere perdono del suo tremendo crimine.
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