TRA GLI SCRITTORI PIÙ FAMOSI CHE HAN PARLATO DI GUERRA UNO E’ SARDO: ECCO CHI E’
Cari amici, oggi vi segnaliamo un interessante articolo del sito Libreriamo, che ha stilato un elenco di autori famosi che hanno trattato il tema della guerra, tra i quali viene citato anche uno scrittore sardo.
Da Erodoto a Primo Levi, ecco come la guerra è stata raccontata nei libri dei grandi scrittori
MILANO – Quello della guerra è un tema attira l’attenzione degli scrittori. Dall’epoca classica fino alla modernità, sono tanti quelli che si sono cimentati in racconti di imprese belliche, operazioni militari, vite in bilico. Ecco la nostra selezione dei 10 autori che hanno scritto di guerra più significativi di sempre. Dopo i 10 libri che parlano delle guerre degli ultimi 30 anni, è il nostro modo per ricordare, nel momento di estrema tensione che si sta vivendo con la crisi ucraina, che la guerra è un male che da sempre piaga la storia dell’umanità e che va assolutamente evitata.
ERODOTO – A detta di Cicerone, questo greco originario dell’Asia Minore, propriamente di Alicarnasso, è il vero padre della storia come disciplina. Erodoto è famoso per aver descritto i paesi e le persone da lui conosciute nei numerosi viaggi che ha svolto e per aver raccontato nelle “Storie” l’invasione persiana della Grecia.
CAIO GIULUO CESARE – Quando si parla di guerra raccontata per scritto, come non pensare alle cronache fedeli che questo grande condottiero romano ha fatto delle sue campagne? Oltre al “De bello Gallico”, probabilmente la sua opera più nota, Cesare è anche autore di un commentario sulla guerra civile che lo ha visto contrapposto a Pompeo e al Senato romano (“De bello civili”), e di alcune opere spurie, incluse nel cosiddetto “Corpus Caesarianum”.
NICCOLÒ MACHIAVELLI – Lo storico, scrittore, drammaturgo e politico italiano vissuto a cavallo tra il 1400 e il 1500 non si è occupato di guerra soltanto nella sua opera più famosa, “Il principe”. Machiavelli ha infatti dedicato una riflessione a sé all’argomento in “Dell’arte della guerra”, scritta nella forma di dialogo al fine di “di onorare e premiare le virtù, non dispregiare la povertà, stimare i modi e gli ordini della disciplina militare, costringere i cittadini ad amare l’uno l’altro, a vivere sanza sètte, a stimare meno il privato che il pubblico”.
SUN TZU – “L’arte della guerra”, probabilmente il più antico manuale strategico della storia, si è trasformato negli anni in un vero e proprio testo di culto per chiunque voglia raggiungere un obiettivo nella vita. La filosofia di Sun Tzu è molto chiara: il modo migliore per essere certi di vincere una guerra è assicurarsi la vittoria ancora prima di iniziare a combattere. Un obiettivo raggiungibile studiando i punti di forza e di debolezza dell’avversario, mantenendo la consapevolezza dei propri limiti ma anche la fiducia nella propria forza, sorprendendo continuamente il nemico. E, prima di ogni altra cosa, controllando le informazioni, perché grazie alla conoscenza il destino della battaglia può davvero essere scritto prima che lo scontro cominci.
EMILIO LUSSU – Allo scrittore sardo (1890-1975) va il merito di aver raccontato in modo forse inarrivabile la Grande Guerra, nel suo romanzo “Un anno sull’altipiano”, scritto nel 1936 e apparso per la prima volta in Francia nel ’38 e poi in Italia nel 1945. L’Altipiano del titolo è quello di Asiago, l’anno in questione va dal giugno 1916 al luglio 1917. Un anno di continui assalti a trincee inespugnabili, di battaglie assurde volute da comandanti imbevuti di retorica patriottica e di vanità, di episodi spesso tragici e talvolta grotteschi, attraverso i quali la guerra viene rivelata nella sua dura realtà di ‘ozio e sangue’, di ‘fango e cognac’. Con uno stile asciutto e a tratti ironico Lussu mette in scena una spietata requisitoria contro l’orrore della guerra senza toni polemici, descrivendo con forza e autenticità i sentimenti dei soldati, i loro drammi, gli errori e le disumanità che avrebbero portato alla disfatta di Caporetto.
ERNEST HEMINGWAY – Lo scrittore e giornalista statunitense (1899-1961) ha raccontato nei suoi libri il dramma della guerra e gli effetti del conflitto sulle vite degli individui coinvolti. “Addio alle armi” è la storia di amore e guerra che Hemingway aveva sempre meditato di scrivere,ispirandosi alle sue esperienze del 1918 sul fronte italiano, e in particolare alla ferita riportata a Fossalta e alla passione per l’infermiera Agnes von Kurowsky. In “Per chi suona la campana”, invece, è il giovane intellettuale americano Robert Jordan, volontario nell’esercito antifranchista, a essere posto al centro dell’azione.
ITALO CALVINO – Lo scrittore italiano (1923-85) ha partecipato attivamente alla guerra partigiana, e ne ha parlato nei suoi lavori. Il suo primo romanzo “Il sentiero dei nidi di ragno”, dove il conflitto viene raccontato attraverso gli occhi di Pin, bambino sbandato, passato, come per caso, dai giochi violenti dell’infanzia alla dura realtà del conflitto, e la raccolta di racconti “Ultimo viene il corvo”, uniscono agli elementi realistici quella vena fantastica che sarà poi caratteristica di tutta la produzione successiva di Calvino.
BEPPE FENOGLIO – Richiamato alle armi nel 1943, a 21 anni, dopo lo sbandamento seguito all’8 settembre 1943, Beppe Fenoglio si unì alle prime formazioni partigiane. I suoi libri più conosciuti – “Una questione privata” e “Il partigiano Johnny” – raccontano le storie di giovani combattenti, tra amore e guerra, battaglie campali e rapporti tra formazioni partigiane diverse.
CARLO CASSOLA – Dalla sua esperienza nelle file della resistenza durante la seconda guerra mondiale, Cassola ha preso spunto per scrivere. Ma il suo romanzo più famoso, “La ragazza di Bube”, segna una profonda cesura nella narrativa italiana del dopoguerra. Anche se è ispirato a una vicenda realmente accaduta, il romanzo si arricchisce di elementi psicologici e lirici che superano le istanze neorealiste, tanto per il linguaggio quanto per il rifiuto dei dogmatismi ideologici.
PRIMO LEVI – Anche se le testimonianze lasciate da Primo Levi esulano da quelle belliche propriamente dette, come non citare questo autore che ha raccontato al mondo l’esperienza terribile dei campi di concentramento? Tra i suoi lavori più famosi, ricordiamo “Se questo è un uomo”, “La tregua” e “La chiave a stella”.
(AUTRICE: Roberta Turillazzi – FONTE: http://libreriamo.it/2014/03/16/i-10-scrittori-piu-importanti-che-hanno-parlato-di-guerra-2/)
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