ECCO LA NUOVA LEGGE ELETTORALE DELLA SARDEGNA. TUTTE LE NOVITA’!
Il Consiglio Regionale ha approvato la nuova legge statutaria elettorale. Con 61 voti favorevoli, 7 contrari e 6 astenuti, dopo interminabili discussioni e polemiche, è stato così dato il via libera alla nuova legge elettorale della Regione Sardegna. Diverse le novità, come quella in base a cui il presidente della Regione non potrà ricandidarsi in caso di dimissioni anticipate. Andiamo a scoprirle più nel dettaglio.
Ecco le principali novità della nuova legge elettorale: ridotto il potere del presidente della Regione che, come già accennato, non potrà’ ricandidarsi in caso di dimissioni anticipate nella legislatura successiva. Passano anche la scelta del presidente attraverso le primarie e l’abolizione del listino. I consiglieri regionali – che sono stati ridotti da 80 a 60 – saranno eletti in 8 collegi che ricalcano i territori delle 8 province (nonostante – giova ricordarlo – la loro abolizione con l’inutile referendum del maggio 2012). Novità anche per il premio di maggioranza che scatterà con una soglia minima del 25% (attribuendo il 55% dei seggi, cioè 33 consiglieri): al presidente della Regione eletto basterà’ raggiungere il 40% delle preferenze per avere il premio di governabilità’ e avere così il 60% dei seggi, potendo in tal modo contare sui voti di 36 consiglieri. Niente doppia preferenza di genere, anche se le stesse donne che hanno vivacemente protestato hanno quasi tutte dato l’ok alla nuova legge elettorale. Anche se la nuova legge prevede che ciascun genere non possa essere rappresentato nelle liste elettorali in più dei due terzi. Decisa anche una soglia di sbarramento per potere accedere all’attribuzione dei seggi: il 10% per le liste in coalizione e il 5% per quelle fuori dalle alleanze.
Le polemiche tuttavia non si placano, proprio riguardo alla doppia preferenza di genere, clamorosamente bocciata dopo un vergognoso voto segreto. La consigliera relatrice, Gabriella Greco (Pdl), ha comunicato le sue dimissioni dall’incarico per manifestare il disappunto proprio su quanto avvenuto in aula, nei giorni scorsi, riguardo alla doppia preferenza di genere.
Dato che la legge è stata approvata con almeno 2/3 del Consiglio non si potrà ricorrere al referendum confermativo richiesto da almeno 16 consiglieri su 80, tuttavia con una raccolta di circa 50 mila firme popolari sarà possibile andare a un referendum popolare che bloccherebbe la promulgazione delle legge.