Anche quest’anno, a dicembre, il Gambero Rosso ha fatto il punto sull’anno appena trascorso con i suoi “Best of…”, riferiti a tanti aspetti della vita, in particolare al cibo, al vino, al piacere di vivere, di viaggiare e di scoprire nuove culture.
Tra le tante scelte del Gambero Rosso c’è anche un riconoscimento, molto prestigioso, per Cagliari, che viene nominata “Città gastronomica del 2021”. Il capoluogo della Sardegna è la città dell’anno per il Gambero Rosso. La motivazione? Eccola:
Con il suo fascino a metà tra terra e mare, con il suo centro storico suggestivo, ampio e ben tenuto, con il suo attaccamento alle tradizioni… Cagliari ben si merita il titolo di città dell’anno. Nonostante la pandemia, qui c’è una istituzione che continua a tenere banco ed è il Mercato di San Benedetto intorno al quale ruota tutta una serie di cuochi che in parte hanno nel cuore la tipicità, ma che non rinunciano all’alta cucina e alla sperimentazione. Accanto a un nome di livello, come quello di Stefano Deidda al Corsaro, sono nati in questi mesi due altri progetti: il ristorante gourmet emanazione del Forte Village, Palazzo Doglio, con la cucina firmata da Alessandro Cocco; e l’Osteria Moderna dove ha iniziato a muovere i suoi passi in autonomia Alessio Signorino, sbarcato nell’isola dalle cucine dell’Enoteca Pinchiorri. Ma questo è nulla rispetto ai tanti piccoli progetti indipendenti (dai panifici ai laboratori di pasta fresca) che stanno facendo virare verso la qualità tutta l’offerta cittadina.
Massimiliano Tonelli, giornalista del Gambero Rosso, ha spiegato la scelta di Cagliari:
“Non si tratta di un premio a singolarità, ma all’insieme e al flusso degli stimoli, che ci hanno fatto pensare che a Cagliari ci fossero una situazione e un contesto interessanti, di crescita e lavoro di squadra da parte dei ristoratori, dei produttori e soprattutto dei clienti locali. Tutti questi attori ci è sembrato avessero un pensiero, fossero coinvolti in un’evoluzione complessiva della città. Il punto di forza sta proprio nel fatto di sapersi alleare. Come tutte le città italiane, Cagliari è un mosaico di eccellenze, qualcuno sa fare la pizza, altri la pasta fresca o il pane, c’è l’ottimo mercato rionale, ma parlando con ciascuno è dirimente che si finisca sempre per parlare di altri, secondo un concetto di network. Ed è l’unico modo per far crescere un foodscape in maniera sana e fluida, coinvolgendo anche il territorio esterno alla città. Alla maniera di un rizoma: è così che si cresce davvero. Questo mi sembra stiano facendo gli operatori di Cagliari, alleandosi addirittura in ‘comitati di quartiere’, come alla Marina, dove operatori gastronomici di eccellenza hanno fatto brand in un ‘centro commerciale naturale’. Invito a continuare così da parte dei privati e a incoraggiare le alleanze da parte delle amministrazioni. Gli episodi devono diventare più strutturati per un effetto moltiplicatore. Certo Cagliari avrebbe potuto trascinare tutto il sud della Sardegna quando ci fu il progetto di costruire un importante museo di arte contemporanea con la firma di Zaha Hadid, sono certo che si sarebbe innescato l’effetto Bilbao, dove un edificio iconico ha indotto la trasformazione non solo urbanistica di tutta la città. Ma il treno è stato perso e la città può ambire al ruolo di attrattore turistica su scala regionale, non oltre. La crescita continua comunque in tutto l’artigianato gastronomico, che sia vino, pane, casearia, conserviero, spesso basati subito a nord della città, con la possibilità di rifornire gli operatori cagliaritani”.
La speranza è che – nonostante le innumerevoli difficoltà dovute alla pandemia in corso, che tanti problemi ha portato soprattutto alla ristorazione – questo nuovo anno possa davvero regalare tante soddisfazioni a tutti i nuovi progetti nati a Cagliari.