SARDEGNA, ARRIVA IL REDDITO DI LIBERTÀ PER LE DONNE VITTIME DI VIOLENZA
LO STAFF
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La Sardegna – prima regione in Italia – intraprende un cammino importante verso la tutela sociale delle donne che hanno subito violenza.
La Commissione Sanità, presieduta da Domenico Gallus (Udc Cambiamo!), ha approvato, all’unanimità, il parere 23 sulla “Legge regionale 2 agosto 2018, n. 33 “Istituzione del reddito di libertà per le donne vittime di violenza”. Misure attuative anno 2019. Approvazione preliminare”. Giovanni Deiana, direttore del Servizio politiche per la Famiglia e l’inclusione sociale ha confermato che per il Reddito di libertà è previsto uno stanziamento di 300 mila euro, risultato congruo anche per il 2018. La misura, ha spiegato Deiana, prevede un sostegno economico per le vittime di violenza domestica, che si trovino in condizioni di povertà, di 780 euro al mese, per un periodo che va dai 12 ai 36 mesi, e un progetto personalizzato volto al raggiungimento dell’autonomia e dell’emancipazione.
Il redditto di libertà è stato istituito per la prima volta in Italia dalla Regione Sardegna con la legge n. 33 del 2018. La nostra regione, del resto, era già all’avanguardia sul tema grazie alla legge del 2007 sui centri anti-violenza che aveva anticipato addirittura la Convenzione di Istanbul, la quale aveva riconosciuto che la violenza contro le donne è una manifestazione dei rapporti di forza storicamente diseguali tra i sessi, in sintesi è figlia del patriarcato. I primi comuni sardi che hanno dato attuazione alla legge regionale che ha istituito il reddito di libertà sono stati Olbia e Nuoro. Oltre al contributo economico ci sono le borse lavoro, i contributi per l’affitto o per andare ad abitare in un’altra regione e affido familiare, ad esempio per giovani donne vittima di violenza. I progetti saranno personalizzati e mirano anche al reinserimento lavorativo. La legge deriva dall’osservazione di quanto è stato già fatto in Spagna, Paese molto evoluto sul tema.