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Una notte di forte vento, il mare era burrascoso e le onde sbattevano con ferocia sulle rocce di Chia, nel Capo di Pula.
Tra le onde si trovava una barca in balìa della potenza del mare che andava riempiendosi d’acqua. Il conducente, esausto, non sapeva più come fare e non aveva altra strada che la preghiera. Sinché, ad un tratto, un’onda più alta delle precedenti scaraventò la barca oltre le rocce, sulla sabbia fine e bianca della spiaggia di Chia. Stupefatto dalla sua buona sorte, il barcaiolo scese sulla spiaggia e ormai senza più forze si abbandonò sulla sabbia. All’alba del giorno dopo egli dormiva ancora profondamente, mentre il mare si era calmato e ora piatto e blu offriva una vista spettacolare.
Da quelle parti passeggiava la bella figlia del re dei pastori, il suo nome era Nora. Nora vide l’uomo, grande come due maschi del suo villaggio, con i capelli biondi, così diversi da quelli degli uomini che abitavano la sua terra. Gli si chinò accanto e non resistendo, lo accarezzò. Il forestiero si svegliò e vide dinnanzi a sé un’avvenente fanciulla. Cercò di parlare per chiederle dove fosse approdato, ma Nora non comprendeva la sua lingua. Così fece dei disegni sulla sabbia e i due finalmente iniziarono a capirsi; Nora lo condusse al suo villaggio e gli abitanti vedendolo arrivare con la figlia del loro capo, lo accolsero in modo molto ospitale e generoso: lo rifocillarono, gli diedero nuove vesti, gli offrirono una delle loro capanne per sistemarsi. Lo straniero per sdebitarsi lavorò con loro e imparò l’arte della pastorizia.
Ma un giorno, mentre gli uomini si trovavano sulle colline a pascolare il bestiame, arrivarono dal mare le navi dei pirati saraceni che da lungo tempo battevano le coste della Sardegna. Era una grande flotta composta da personaggi pericolosi, armati di spade e scimitarre, che iniziarono a compiere razzie. Il rumore e le urla delle donne e dei bimbi arrivarono sino alle orecchie dei pastori, i quali ridiscesero immediatamente dalle colline per soccorrere la loro gente. Ma più lesto di tutti fu il marinaio, il quale si rivelò nella sua reale natura: un forte guerriero, in grado di sconfiggere da solo un esercito di pirati. Ben presto, anche se armato solo di piccone, ricacciò in mare i nemici. Tuttavia, il piccolo villaggio era ormai distrutto. Nora era inconsolabile per quanto avvenuto. Allora il forestiero si autoproclamò “Norax”, ossia “difensore di Nora”, e propose agli altri uomini di ricostruire il villaggio, creando una fortezza e utilizzando non più sassi e paglia, ma grandi massi di granito che si trovavano nelle montagne vicine. Iniziarono i lavori e piano piano attorno alle case eressero un possente bastione a scopo difensivo. Così nacque una nuova città, che Norax chiamò con il nome della sua salvatrice che nel frattempo, era diventata sua moglie: Nora.
Non pago di ciò, Norax costruì una bellissima casa in cima a un’alta collina così che fosse vicina alle stelle e utilizzò le pietre più grandi, in modo che resistesse alle intemperie. I pastori, che impararono anch’essi a costruire quelle torri stupende, continuarono a edificarle a mano a mano che, muovendosi alla ricerca di nuovi pascoli, si allontanavano dalla loro città, in modo da poter scorgere, da una collina all’altra, i fuochi che tutte le sere venivano accesi sulla cima e segnalavano la vita che continuava negli antichi ripari. Queste torri vennero denominate “nuraghi”, in onore del forte Norax e della sua amata sposa.
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