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LA LEGGENDA DEL CASTELLO DI PONTES E DELL’ULTIMO BARONE

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Alle falde del Monte Tuttavista, in una posizione che domina una vallata che si apre verso il mare seguendo il corso del fiume Cedrino, sui resti di una fortificazione romana fu costruito il castello di Pontes (o di Galtellì). Il castello è ubicato fuori dal paese, in un sito immerso nella vegetazione che ne invade i ruderi.   

Non vi sono certezze sulla data di edificazione, da alcuni documenti si apprende però che fu abitato fino al XV secolo. Proprio riguardo i suoi abitanti, l’ultimo Barone e la sua famiglia, si narra una leggenda che oggi vogliamo raccontarvi.

Si dice che i loro spiriti continuino a dimorare nel Castello: mentre i fantasmi della moglie, della figlia, del genero e del nipotino vagano nei sotterranei senza mai uscire, diverso è per lo spirito del Barone. Di giorno è invisibile, ma quando giunge la notte, i visitatori possono scorgerlo passeggiare lentamente, vagando per le rovine e rimembrando i giorni della sua esistenza, trascorsi in quei luoghi tra sfarzi e lussi. Si dice che egli sia ancora giovane nell’aspetto ma che abbia l’espressione del viso mesta e si aggiri per le mura nel suo abito medioevale, con la spada riposta nel fianco e il collo circondato da un vaporoso collare di lattughe trapuntate.

Ma per quale motivo il Barone è condannato a vagare in quel modo? Non si sa; alcuni dicono che sia stato scomunicato dal papa, altri che sia stato vittima di una maledizione. In realtà, a quanto si narra, lo spirito del Barone è buono e generoso. Non ha mai fatto del male, anzi ha spesso compiuto azioni benevole verso il prossimo.

Addirittura, si racconta che in una fredda notte dalla lune splendente un povero contadino, ritornava dalla campagna con un fascio di legna sulle spalle, sopravvenuta la sera, si fermò per una sosta e vide un signore che passeggiava sulle alture vicine. Incuriositosi, il contadino salì un poco, sicché il signore si accorse di lui e si bloccò. Era biondo e con un bel volto ma con due grandi occhi vitrei , immersi in un eterno dolore. «Chi sei?», chiese in modo soave al viandante. Sentita la risposta, guardò la legna che il contadino aveva poggiato al suolo ed esclamò: «Mia figlia e mia moglie hanno molto freddo, Vuoi tu donarmi la tua legna?». Il contadino affascinato dalle impeccabili maniere di quel bizzarro ed elegante individuo accettò e trasportò il fascio sulle rovine, rifiutando la piccola ricompensa che quello voleva porgergli. Successivamente al quel fatto tutti nel villaggio assistettero a un avvenimento spettacolare. Il contadino, prima povero, comperava ora terreni, case, pascoli e spendeva denaro senza preoccuparsi. In poco tempo egli diventò il più ricco del paese e per liberarsi dalla fama di ladro che ormai andava infangando la sua reputazione, dovette svelare tutta la verità. Si seppe che dopo la fatidica notte egli era tornato spesso al castello e aveva rifornito di legna, per tutto l’inverno, gli abitanti invisibili  di quelle rovine. In cambio il Barone gli aveva regalato numerose borse piene d’oro.

Purtroppo, non abbiamo molte notizie storiche riguardanti questo antico monumento, però vale la pena recarvisi per ammirare le sue rovine e con un po’ di fantasia cullarsi nelle storie leggendarie e immaginarsi la nobile famiglia che risiede in quei luoghi , nonché il generoso spirito del Barone che ci osserva con il suo sguardo triste e l’avvenente volto.

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