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Un piccolo paese della Sardegna, diventato famoso per le idee innovative di un’artista
Ulassai è un piccolo comune sardo, situato nel cuore dell’Ogliastra a 750 metri altezza e dominato da vertiginose pareti calcaree. Tutta l’area ha un aspetto aspro e severo, segnata da profondi avvallamenti coperti di foresta e complessi sistemi di grotte, dove in passato si nascondevano i banditi. La montagna che incombe su Ulassai, oggi molto frequentata dai free-climber, è anch’essa una presenza minacciosa: sono tante le leggende locali che raccontano di vittime dovute ai crolli.
Il paese si è riconciliato idealmente con le proprie montagne nel 1981, grazie alla fantasia e alla tenacia dell’artista Maria Lai, originaria proprio di Ulassai. Invitata dall’allora sindaco a realizzare un monumento per i Caduti di Guerra, rifiutò l’incarico e propose come alternativa qualcosa che servisse più ai vivi che ai morti: un’idea capace di coinvolgere direttamente tutta la cittadinanza. Ispirandosi a una leggenda del posto, Maria Lai legò il paese alla cima del Monte Gedili, sovrastante l’abitato, con oltre venti chilometri di nastro celeste. L’opera richiese tre giorni di lavoro e si trattò di una vera performance collettiva, a cui parteciparono tanti cittadini. Le cronache riportano di antichi rancori mai sopiti che vennero superati per l’occasione, all’insegna dell’arte. Alla fine il nastro passava di casa in casa e circondava gli edifici, scivolando leggero su porte e finestre. Un capo di questa suggestiva tela venne poi fissato alla montagna da alcuni alpinisti.
Riguardando le foto che raccontano Legarsi a una montagna, si coglie il significato profondo dell’opera: un’efficace metafora della rete di relazioni, valori e senso di appartenenza che lega i componenti di una comunità l’uno all’altro e la comunità stessa al proprio territorio. In questi tempi di relazioni spesso virtuali, veicolate dalla tecnologia e che si aggiornano e depennano con un click, l’intuizione di Maria Lai acquista un senso nuovo e per certi versi amaro, emblema di una sinergia solida tra società e mondo che è andata perdendosi. Legarsi a una montagna è solo uno dei tanti lavori che Maria Lai dedicò al suo paese di origine, con cui ha sempre mantenuto un forte legame. Oggi, grazie a lei, Ulassai è un museo a cielo aperto, mirabile esempio di fusione tra arte e territorio.
MUSEO ALL’APERTO MARIA LAI
Si tratta di un percorso museale dedicato alle opere di Maria Lai e di altri artisti sardi e non. La maggior parte delle sue creazioni è ospitata all’interno del tessuto urbano di Ulassai e nelle campagne limitrofe, dove la fantasia della Lai ha saputo innestarsi su un paesaggio ricco di storie e leggende pastorali. Tra le opere presenti, ricordiamo il ciclo di murales che decora una vecchia abitazione del posto, poi ribattezzata La casa delle inquietudini, la scultura Fiabe intrecciate, ideata in occasione del settantesimo anniversario della morte di Antonio Gramsci, e Il gioco del volo dell’oca, una reinterpretazione del noto tabellone del gioco dell’oca, realizzata da Maria Lai su una parete della scuola d’infanzia. La tappa più visitata del Museo è il Lavatoio Comunale, simbolo del paese. Caduto in disuso negli anni ’70, è stato ristrutturato nel decennio successivo. Gli interventi di Maria Lai, che ha curato il soffitto trasformandolo in un elegante telaio, insieme alle fontane e alle pavimentazioni a mosaico di Costantino Nivola, Guido Strazza e Luigi Veronesi ne hanno fatto un’opera d’arte contemporanea.
MUSEO STAZIONE DELL’ARTE
La Stazione dell’Arte è forse il più importante progetto che Maria Lai ha realizzato nella propria terra natia, a chiusura di un percorso creativo iniziato con Legarsi a una montagna e durato oltre un ventennio. Il Museo, ospitato all’interno della vecchia stazione ferroviaria e inaugurato nel 2006, raccoglie circa centocinquanta opere donate dall’artista, che vanno dalle tele alle ceramiche alle terrecotte. Al contempo, la Stazione è sede di laboratori ed esposizioni periodiche di pittura, scultura e poesia. Quello che era uno spazio anonimo, in cui la gente passava di fretta senza fermarsi, è diventato oggi un luogo d’incontro, scambio e formazione per giovani artisti. La stessa Ulassai, per anni isolata e priva di prospettive, è stata trasformata dal lavoro di Maria Lai in un uno fra i più importanti nuclei di aggregazione culturale della Sardegna.
Maria Lai è morta nel 2013. La sua arte capace di donarsi al territorio e al tessuto sociale di un intero paese, portandolo a maturare in una prospettiva poetica, rimane per noi testimonianza di generosità, cura e bellezza che diventa salvifica.
Link: Stazione dell’arte | Maria Lai
Articolo di Devis Bellucci
FONTE: http://travelglobe.globalist.it/Detail_News_Display/MENTE/ulassai-il-paese-che-si-lego-alla-montagna
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