Tutti conoscete, almeno di nome, l’Isola di Sant’Antioco, vero? E’ certamente una delle più belle isole della Sardegna e non solo, dato che è stata inserita da TripAdvisor fra le 10 isole in Italia più amate dai turisti. Insomma, uno di quei luoghi della Sardegna che potrebbero essere un Paradiso del turismo, ma che come tante realtà isolane fatica a decollare. Ebbene, in questa meravigliosa isola dell’Arcipelago del Sulcis potrebbe attuarsi l’ennesimo scempio ai danni dell’ambiente, in una delle spiagge più belle del suo territorio.
Cosa abbiamo quindi? Niente più e niente meno di quello che succede molto spesso in Sardegna. Si vuole deturpare un ambiente incontaminato con progetti espansionistici e ambiziosi di imprenditori (???) che cercano di cambiare le regole a proprio vantaggio, spesso con la compiacenza di politici locali (ci auguriamo, naturalmente, che non sia questo il caso).
Considerando poi che a Sant’Antioco ci sono tante aree che potrebbero essere utilizzate per progetti del genere, come le aree ex Sardamag o quelle della cava ex Palmas Cave, ci chiediamo: perché voler rovinare un territorio ancora vergine per un progetto tanto inutile quanto fallimentare in partenza? Visto la situazione generale del territorio e visto che sicuramente non ci sono i numeri in quella zona – e non bisogna essere scienziati per capirlo – perché anche solo pensare di proporre un progetto del genere e credere che possa essere proficuo? Si rischierebbe solo di costruire l’ennesima cattedrale del deserto. L’amministrazione comunale e provinciale pare facciano finta di non capirlo!
Noi ci auguriamo che tutti i consiglieri che avessero anche solo intenzione di votare a favore di questa ipotetica variante del PUC, che sarebbe palesemente subordinata alla richiesta e agli interessi di un privato, si rendano conto che sarebbe molto rischioso per loro. Questo Centro Termale è solo un bluff, l’ennesimo per un territorio già duramente colpito dalla crisi.
Il Comune di Sant’Antioco tenta di aggirare l’ostacolo, rendendo valido ciò che le attuali regole non consentono, chiedendo l’attivazione della procedura d’intesa. Ma la Regione Sardegna fin dal 2012 ha precisato al Comune stesso, in modo inequivocabile, che “… l’intervento in oggetto non risulta ammissibile alla procedura d’intesa in quanto trattandosi di un nuovo intervento edificatorio non rientra, in attesa dell’adeguamento del PUC al PPR, in nessuna delle casistiche dell’art.15 delle NTA del PPR.”
Naturalmente gli interessati non hanno reso pubblica questa nota della RAS, continuando ad alimentare speranze e false promesse di sviluppo e lavoro.
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