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Sardegna, Frecce tricolori sulla Colonia che brucia
Le acrobazie dei piloti per rallegrare chi fa le acrobazie per tirare avanti nell’Isola dei roghi. La denuncia di Accame
La Sardegna brucia perché non ci sono i Canadair ma la Difesa preme per l’acquisto di decine di F35 e continua a sovvenzionare gli spettacoli lugubri delle frecce tricolori che firmeranno il cielo proprio in Sardegna. Capiterà in occasione di una manifestazione enogastronomica a Tortolì in Sardegna (“Calci di stelle”), «per ravvivare la festa locale, sono state chiamate le Frecce Tricolori ad eseguire acrobazie aeree – spiega Falco Accame, presidenye di Anavafaf, l’associazione che difende i diritti dei militari e delle loro famiglie – mentre molti cittadini fanno acrobazie per vivere c’è chi si preoccupa di acrobazie per divertire. Proprio in questi giorni sono mancati gli aerei per spegnere gli incendi in Sardegna e si è dovuto far ricorso ad aerei austriaci. Ma ci sono aerei per lo spettacolo». «E però lo spettacolo non è un compito della Difesa ma di un altro dicastero – osserva Accame, ex ammiraglio, figura storica delle battaglie dei soldati e degli ufficiali democratici che, negli anni 70, entrarono in scena accanto al movimento operaio – e per lo spettacolo, che grava sui bilanci della Difesa, deve pagare il cittadino. Si tratta di utilizzare piloti militari, mezzi militari e un intero aeroporto con centinaia di dipendenti militari e civili a Rivolto. Si pone quindi il problema stesso delle Frecce Tricolori sovvenzionate dai bilanci della Difesa mentre in altri paesi anche più ricchi del nostro, come la Germania, le esibizioni aeree vengono svolte da pattuglie acrobatiche civili che si autofinanziano con il ricavato delle manifestazioni. I piloti delle Frecce vengono sottratti da compiti operativi e così anche gli aerei da addestramento utilizzati. E’ auspicabile che finalmente si intervenga per ridurre gli sprechi in compiti non operativi ma di semplice parata del Ministero della Difesa. E’ anche bene riflettere sul fatto che le esibizioni possono tradursi in distruzioni, come accadde a Ramstein».
Ad Anavafaf dobbiamo l’impegno per la verità sulle morti per uranio impoverito di militari e civili sui teatri di guerra e anche le lotte per verità e giustizia nei casi di nonnismo oppure in casi più misteriosi come il rapimento del tecnico militare Davide Cervia alla vigilia della prima guerra del Golfo.
(di Checchino Antonini – FONTE: http://popoff.globalist.it/Secure/Detail_News_Display?ID=83877&typeb=0)
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