LA ZONA FRANCA IN SARDEGNA NON SI FARA’. ECCO PERCHE’ NON SE NE PARLA QUASI PIU’

Zona franca. Il parere di Gianni Pittella, vice Presidente vicario del Parlamento Europeo

(di Franco Murgia)

Il dibattito sull’istituzione della zona franca in Sardegna, dopo un periodo in cui ha toccato livelli di insolita virulenza, sembra stranamente essersi placato. Stranamente perché ci avviciniamo a grandi passi alla data fatidica del 24 giugno in cui pare si chiuderà definitivamente la finestra che ancora ne rendeva possibile l’introduzione. Qualche settimana fa ho incontrato a Roma l’On Gianni Pittella, del Pd, e, considerato il suo ruolo nel Parlamento europeo,  ho approfittato dell’occasione per parlare con lui della vicenda vista da un punto di vista privilegiato e soprattutto esterno alla Sardegna, dove invece le posizioni hanno troppo spesso assunto un carattere fideistico più degno di una tifoseria calcistica che di un tema politico fondamentale per il nostro futuro. Solo pochi giorni fa, in un clima da stadio, si sono confrontati a Lanusei il presidente Cappellacci e Renato Soru, e le cronache raccontano appunto di un dialogo difficile e di messaggi contradditori. Per questo ho chiesto all’On. Pittella di riassumere la nostra chiacchierata in un memoria snella che contenesse anche i riferimenti normativi e che aiutasse tutti a fare chiarezza. 
Quello che segue è il documento da lui elaborato, col suo ufficio legislativo, che mi ha cortesemente inviato e per il quale lo ringrazio.

Il Regolamento votato il 21 febbraio scorso in Parlamento Europeo, Commissione per il Mercato interno, sostituirà dal momento della sua entrata in vigore i Regolamenti n. 450/2008 e n. 2913/1992 (che più volte sono stati richiamati nelle discussioni di queste settimane). Deve essere definitivamente approvato in plenaria entro il prossimo 24 giugno così da poter sostituire il Regolamento 450/2008 che in quella data diventerebbe applicabile.
Esso istituisce il codice doganale dell’Unione, ne fissa il territorio doganale e tutta la relativa regolamentazione.
L’articolo 4 del nuovo Regolamento fissa il territorio doganale dell’Unione e, per l’Italia, stabilisce che sono fuori da questo territorio i comuni di Livigno, Campione d’Italia e del Lago di Lugano.
Altre eccezioni sono, ad esempio, la Groenlandia (per la Danimarca) e Ceuta e Melilla (per la Spagna).
Quindi il territorio doganale dell’Unione è fissato a livello europeo ed ogni modifica dovrebbe avere innanzitutto l’accordo del governo nazionale dello Stato membro interessato, e poi l’accordo del Parlamento europeo e quello unanime del Consiglio europeo.
Agli articoli tra 207 e 213 sono regolate, invece, le zone franche intese come zone portuali ed aeroportuali “intercluse” ad ingressi non autorizzati e destinate al traffico commerciale. Questi articoli sottopongono ogni sorta di attività all’interno delle zone franche all’autorizzazione delle autorità doganali.  
Le zone franche, che devono essere individuate dagli Stati membri, secondo l’articolo 802 del Regolamento 2454/1993, che fissa le norme di attuazione del Regolamento n 2913/1992, sono comunicate alla Commissione europea dalle autorità doganali degli Stati membri e la Commissione le pubblica nella G.U.C.E.

A questi Regolamenti si aggiunge lo Statuto della Regione che, all’articolo 12, stabilisce che “Il regime doganale della Regione è di esclusiva competenza dello Stato”.
Anche in questo caso, quindi, spetta al Governo nazionale assumere un’iniziativa, fermo restando che l’intero territorio della Regione Sardegna non può essere paragonato a quello dell’area extradoganale di un aeroporto o porto.
Ancora l’articolo 12 dello Statuto della Regione Sardegna, al comma 2, stabilisce che “saranno istituiti nella Regione punti franchi”.
In attuazione di tutta questa normativa con il Decreto legislativo 75/1998, il Governo ha individuato per la Sardegna le zone franche per i porti di Cagliari, Olbia, Oristano, Porto Torres, Portovesme e Arbatax.
Tutto questo chiarisce, molto bene a mio avviso, che non spetta alla Regione decidere del proprio regime doganale ma che solo un percorso condiviso con le Autorità nazionali, ma concretamente molto improbabile da mettere in piedi e portare a buon fine, potrebbe arrivare al tanto agognato risultato di una zona franca per la Sardegna.
Tutt’altra questione è quella che riguarda le Regioni ultraperiferiche, che godono di particolari condizioni fiscali ed economiche per ragioni storiche, geografiche ed economiche estremamente particolari, e per evidenti peculiarità in termini di grandezza e di distanza dalla terraferma. 
La Sardegna non rientra tra le Regioni ultraperiferiche e, quindi, su questo punto la risposta è molto netta e semplice.

OFFICE OF THE VICE-PRESIDENT GIANNI PITTELLA

(LINK: http://www.tortohelie.it/index.php?option=com_content&view=article&id=4667:zona-franca-il-parere-di-gianni-pittella-vice-presidente-vicario-del-parlamento-europeo&catid=48:evidenza&Itemid=65)

LO STAFF

Un pensiero su “LA ZONA FRANCA IN SARDEGNA NON SI FARA’. ECCO PERCHE’ NON SE NE PARLA QUASI PIU’

  1. Sarebbe utile che leggeste anche la legge n. 10 del 2008 a firma Paolo Manninchedda, fatta sotto la legislatura del Presidente Soru, legislatura con maggioranza Pd. (Se neanche loro conoscono le leggi fatte dalle loro maggioranze…..). Questa Legge (tuttora in vigore) riporta al decreto 7571998.

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